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La statua di Decebalo in Romania.

Statua di Decebalo
Statua di Decebalo

La statua di Decebalo (in rumeno: Chipul lui Decebal) è una scultura colossale alta 40 metri che raffigura Decebalo, re dei Daci dall’87 al 106 d.C. La statua di Decebalo si trova presso le Porte di Ferro, gole naturali del Danubio, vicino la città di Orșova, in Romania. La sua realizzazione fu proposta, e in gran parte finanziata, da Giuseppe Costantino Dragan. I lavori per la costruzione della statua di Decebalo iniziarono nel 1994 e durarono dieci anni, terminando nel 2004, per un costo totale di oltre 1 milione di dollari. Attualmente è la scultura ricavata da una roccia più alta dell’intera Europa. Sotto il volto della statua di Decebalo è incisa la seguente iscrizione in latino: “DECEBALUS REX – DRAGAN FECIT”. Sull’altra sponda del Danubio, in territorio appartenente alla Serbia, si trova la Tabula Traiana, realizzata per commemorare le vittorie dell’esercito romano che condussero alla conquista della Dacia.
Oggi, dopo 2000 anni, il grande re daco continua a vegliare ai confini delle terre che difese fino alla morte. A pochi chilometri da Orsova, sulle rive del Danubio, un Decebalo maestoso, monumentale, guarda attraverso il tempo. Il suo sguardo è rivolto verso il luogo dove una volta i Romani si facevano strada nella roccia per arrivare dalla riva jugoslava del Danubio al cuore della Dacia, così come attesta la Tabula Traiana, tavola commemorativa eseguita per ordine dell’imperatore Traiano, per marcare la marcia delle sue legioni e per commemorare le vittorie sul regno daco nell’anno 105 d.C. E’ un monumento alla caparbietà, all’audacia e all’orgoglio. Un omaggio all’ultimo re daco da parte del Prof. Dr. Giuseppe Costantino Dragan, fondatore della Fondazione Europea Dragan.
La statua di Decebalo, scolpita nella montagna, si erige maestosamente in un territorio che segna l’origine dell’umanità e testimonia millenni di civiltà. È quanto attestano le scoperte fatte nel corso del tempo. Nelle grotte di Chindia e di Livadita – a 7 km da Moldova Nouă – sono stati scoperti i più antichi segni di vita, datati 35.000 a.C.
La roccia, alta 128 metri, situata nella zona delle rapide di Cazanele Mici, là dove il Danubio ha la maggiore profondità, pari a 120 m., è stata scelta da Giuseppe Costantino Dragan nell’anno 1985. I lavori cominciarono, però, otto anni più tardi, nel 1993. Alla fine, dalla roccia della montagna nacque il volto di Decebal Rex, notevole monumento, unico al mondo.
L’invincibile re Decebalo, che preferì togliersi la vita piuttosto che deporre le armi ai piedi dell’imperatore romano, merita un posto d’onore nel paesaggio di questo paese, da lui difeso con caparbietà, audacia e orgoglio. L’imperatore Traiano stesso seppe apprezzare la fierezza del re daco, dedicando alle cruenti battaglie da questi intraprese contro di lui la Colonna di Traiano, a Roma. In fondo, Traiano può essere considerato l’erede di Decebalo, ha affermato Giuseppe Costantino Dragan, ideatore e finanziatore del monumento.
L’odissea della realizzazione della scultura raffigurante la testa del re Decebalo nella roccia di calcare con inserti di marmo, è durata 10 anni.
Un lavoro duro, spesso svolto in condizioni estreme. Il risultato desta meraviglia! Il volto di Decebalo modellato nella gigantesca roccia sembra sorgere dalle acque del Danubio. Il monumento di Decebal Rex è unico per le sue dimensioni, avendo 43 metri di altezza e 25 metri di larghezza.
E’ concettualmente simile al monumento commemorativo realizzato sul Monte Rushmore nel Dakota del Sud, che raffigura i busti scolpiti nel granito dei presidenti americani Washington, Jefferson, T. Roosevelt e Lincoln, ma lo supera in altezza. Ha otto metri più del Cristo Redentore di Rio de Janeiro, e solo sei metri meno della Statua della Libertà.
I lavori per la realizzazione della statua di Decebalo iniziarono nel 1993, dopo che Giuseppe Costantino Dragan ebbe acquistato la montagna la cui roccia andava modellata. Lo scultore italiano Mario Galeotti di Pietrasanta – località in cui Michelangelo stesso ebbe un atelier – si recò sul posto, prese dei campioni per analizzare la qualità della roccia, e produsse i primi schizzi.
La difficoltà di modellare la roccia, e l’accesso estremamente difficile imposero preparazioni rigorose. Vennero fatte misurazioni topografiche, e la vegetazione e le pietre pericolanti furono rimosse. La fase successiva consistette nel predisporre ponteggi per gli impianti di aria compressa e per i cavi della corrente elettrica, sistemare gli alloggi destinati agli alpinisti, e montare impalcature provviste di scale simili a quelle utilizzate dai pompieri. Furono confezionati ganci per le corde, carrucole e tamburi per funicolari.
Siccome non era stato possibile utilizzare apposite attrezzature, tutti gli strumenti di lavoro furono trasportati con le barche e poi manualmente in sacchi da 40-50 kg.
Per dieci anni, nel periodo marzo-ottobre, si lavorò in due turni di 6 ore ciascuno. Ogni giorno gli alpinisti erano obbligati ad arrampicarsi dalla base della roccia fino ai ponteggi. Un’operazione difficile e rischiosa, che durava ben mezz’ora! Seguivano poi altre ore di duro lavoro con il martello pneumatico e il piccone. I grandi pezzi di roccia venivano frantumati con la dinamite.
Nei dieci anni di lavoro sulla roccia furono praticati 20.000 fori, si dovettero impiegare quantità impressionanti di dinamite, centinaia di inneschi e oltre 20.000 metri di miccia, e vennero frantumati 6.000 metri cubi di roccia. A 6 anni dall’inizio dei lavori, si passò alla fase di finissaggio. La più complessa e lunga operazione fu l’“otturazione” del naso. Fu necessario spianare con il martello pneumatico l’intera superficie che presentava varie crepe per poter arrivare al materiale compatto. Furono praticati fori profondi quasi due metri da una parte e dall’altra della cavità che doveva essere otturata. Inoltre, tra i fori vennero realizzati diversi canali per aumentare la presa nella roccia col cemento. Per maggior sicurezza vi fu inserita un’armatura con barre di acciaio inox importate dall’Italia.
Il trasporto del cemento rappresentò una vera sfida e rese necessario realizzare un intero sistema di carrucole sia tra le due rive del fiume, sia dalla piattaforma di lavoro fino alla base del naso.
Nell’anno 2000 fu terminata la placca identificativa del monumento e venne scolpita l’iscrizione: Decebal Rex, Dragan Fecit.
Le rifiniture di tutti i dettagli richiesero tre anni di meticoloso e assiduo lavoro.
Nel 2004 la statua di Decebalo fu terminata, dopo un lavoro titanico durato un intero decennio, il quale trasformò in realtà un’iniziativa unica, volta a ricordare nel tempo ai romeni quanto era grande e glorioso il loro passato, quale ruolo e luogo occupavano nella storia del mondo, e su cosa si basavano il presente e il futuro della nazione.
Decebalo ci guarda e veglia su di noi dalla roccia della montagna. Al confine dei territori dove ha regnato, ha lottato ed è morto. Il suo volto mostra caparbietà, dignità ed orgoglio, i tratti sono espressivi, lo sguardo dritto, penetrante e acuto, tutto in lui suggerisce grande fermezza. E’ il volto di un grande re-eroe della storia dei romeni – Decebal Rex.
Chi viaggia verso “Decebal Rex Dragan Fecit” va verso l’origine della civiltà europea e scoprirà che un’Europa unita rappresenta il corso naturale della storia.
Prof. dr. Iosif Costantin Dragan

La statua di Decebalo – video:

Mappa per arrivare alla statua